di Marina Scroccu
La conoscenza storica è un elemento fondamentale per la comprensione del mondo in generale e di chi siamo, nel particolare. Quando si studia la storia si ripercorre il passato e lo si analizza diventando, di conseguenza, più consapevoli del presente. La storia si studia dai primi anni di scuola, si parte dalla preistoria per arrivare ai giorni nostri, perché la conoscenza dell’evoluzione storica dovrebbe essere un elemento imprescindibile per ogni essere umano, indipendentemente dai percorsi formativi che si sceglieranno nel corso della vita. La storia ci definisce in quanto genere umano, nelle diverse società e culture, e anche in quanto persone singole, e cercare di comprendere il presente è pressoché impossibile quando non si conosce il passato.
Di recente abbiamo celebrato delle giornate importanti: il 2 giugno la Festa della Repubblica, il 1 maggio la Festa del lavoro, il 25 aprile la Festa della Liberazione. Se non si conosce la storia, non è possibile comprendere il significato di tali giornate. Ogni ricorrenza, ogni celebrazione è legata ad uno o più eventi del passato, e quando questi eventi vengono commemorati annualmente, di solito significa che sono particolarmente rilevanti – da un punto di vista politico, culturale, sociale. Ma oltre agli avvenimenti più noti, che hanno una maggiore risonanza anche mediatica, bisogna ricordare che ce ne sono tanti altri di cui spesso non si parla, oppure di cui si parla molto meno, e che talvolta non si trovano neanche sui libri di storia.
Vi capiterà, per esempio, di leggere o sentire, durante questo mese, che giugno è il mese del Pride. Il Pride è quella manifestazione che si svolge ogni anno in tantissime città del mondo, solitamente tra la fine di giugno e la prima metà di luglio, per i diritti delle persone LGBTQI+. Si tratta di una manifestazione troppo spesso criticata, le cui radici storiche non sono note a tutti, ma dovrebbero esserlo. In passato mi è capitato di imbattermi in frasi come “Il pride è una pagliacciata”, “Il pride è solo un modo per mettersi in mostra, non ne vedo il senso”, “Se i gay fanno il gay pride, allora perché gli etero non fanno l’etero pride?”. La risposta si trova nella storia: alla fine degli anni ’60 l’omosessualità era ancora considerata una malattia ed era altamente discriminata – l’OMS l’ha rimossa dalla lista delle malattie mentali solo il 17 maggio 1990, motivo per cui il 17 maggio è diventata la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Nel più ampio contesto della diffusione dei movimenti per i diritti civili tra gli anni ’60 e ‘70, negli Stati Uniti nacque anche il Gay Liberation Front, in seguito agli avvenimenti noti come moti di Stonewall (Stonewall riots).
Lo Stonewall Inn è un bar che si trova in Cristopher Street, nel quartiere Greenwich Village di New York. In quel periodo il locale, poiché frequentato da omosessuali e transessuali, era soggetto a continue incursioni della polizia, con conseguenti scontri e arresti. All’epoca a New York la legge proibiva agli omosessuali di riunirsi nei bar e di consumare bevande alcoliche. Intervenne così la Mafia, che prese possesso del locale per incamerarne i profitti aggirando le leggi: non c’era acqua corrente, le finestre erano chiuse affinché da fuori non si potesse vedere all’interno, i prezzi erano gonfiati, ma nonostante ciò il locale era molto frequentato. Tra le persone più importanti che si recavano con costanza allo Stonewall Inn c’erano Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera, due donne transessuali fondatrici dell’organizzazione STAR – Street Transvestites Action Revolutionaries – che offriva supporto e aiuto ai giovani queer senzatetto. Omosessuali e transessuali erano emarginati che spesso vivevano per strada, in condizioni di estrema povertà e disagio e, grazie alla STAR, potevano avere una casa e degli aiuti concreti.

Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera furono tra le protagoniste di quello che accadde la notte del 28 giugno 1969: all’ennesima incursione della polizia allo Stonewall Inn le persone presenti, stanche della discriminazione, della violenza, degli arresti, dell’emarginazione sociale, delle ingiustizie, iniziarono a ribellarsi. La dinamica precisa non è perfettamente chiara: c’è chi dice che fu Sylvia Rivera a lanciare il primo bicchiere contro la polizia, e c’è chi sostiene invece che fu Stormé DeLarverie la quale, dopo essere stata ammanettata – in quanto lesbica – e ferita, avrebbe incitato i presenti a reagire, e per questo da alcuni è nota come la “Rosa Parks della comunità LGBT”. Chiunque sia stata a dare il via alle proteste, il dato di fatto è che quella notte Marsha P. Johnson, Sylvia Rivera e Stormé DeLarverie erano allo Stonewall Inn e, insieme alle altre persone presenti, si sono ribellate contro i soprusi e le ingiustizie. Seguirono alcuni giorni di disordini nei quali la ribellione proseguì con lo slogan Gay power.
Un anno dopo, il 28 giugno 1970, con partenza da Cristopher Street ebbe luogo il primo Gay Pride, per commemorare la ribellione di quella notte, per rivendicare i diritti delle persone LGBTQI+, per continuare a dare voce alle proteste di chi per troppo tempo aveva sopportato in silenzio emarginazione e soprusi. Questo è il motivo per cui giugno è il mese del Pride, per cui è importante scendere in piazza e partecipare. Perché dal 1969 sono cambiate tante cose, grazie a persone come Marsha P. Johnson, Sylvia Rivera, Stormé DeLarverie e a tutte quelle che hanno iniziato le lotte, le hanno portate avanti e lo fanno tuttora. E conoscere tali vicende è fondamentale per poter scendere in piazza con la consapevolezza di chi sa cosa è successo e vuole lottare affinché niente di tutto ciò accada di nuovo.
Il 2020 sarà un anno difficile per i Pride a causa dell’emergenza Covid19, ma anche se non potremo manifestare come tutti gli anni, l’importante sarà continuare a essere unite e uniti nella lotta.
Quando sarà possibile farlo di nuovo, se non lo avete ancora fatto, andate a un Pride, fatelo per la vostra famiglia, per i vostri amici, per i parenti, i conoscenti, gli sconosciuti, per tutte quelle persone che possono vivere serenamente il proprio orientamento sessuale, e per quelle che ancora non ci riescono, per chi ha paura e per chi non ne ha più, per chi c’è ancora e per chi se n’è andato, fatelo perché amare è un diritto che non dovrebbe mai essere negato a nessuno.
E se qualcuno vi chiede “perché allora non facciamo anche l’etero pride?” potrete rispondere spiegando la storia dei moti di Stonewall, e quanto è importante ricordarli ogni anno.
